Ex medico tenta di uccidere figlio avvocato, Garibizzo: "Era gesto dimostrativo"

Il suo difensore, l'avvocato Andrea Artioli, di Sanremo, lo ha incontrato nel carcere di La Spezia, dove l'ex medico è detenuto.

Ex medico tenta di uccidere figlio avvocato, Garibizzo: "Era gesto dimostrativo"
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Due richieste di incidente probatorio: la prima finalizzata a ottenere una perizia psichiatrica e la seconda per l'audizione testimoniale dei testi minorenni, sono state presentate dal procuratore Alberto Lari, di Imperia, a margine del procedimento contro l'ex medico Nadhir Garibizzo, 59 anni, di Imperia, arrestato il 12 giugno scorso con l'accusa di tentato omicidio, dopo aver tentato di uccidere a coltellate il figlio dell'avvocato Elena Pezzetta, rea probabilmente di aver dismesso il mandato, circa un anno fa e di aver così determinato la cancellazione di una causa civile a ruolo, nella quale compariva come "attore".

Il suo difensore, l'avvocato Andrea Artioli, di Sanremo, lo ha incontrato nel carcere di La Spezia, dove l'ex medico è detenuto. Al suo legale, ha raccontato di essere dispiaciuto per l'accaduto e che non voleva far male a nessuno.

Ha, quindi, aggiunto che il suo era un semplice gesto dimostrativo, estremo, nel tentativo di ottenere un risultato giudiziario. Sulle due richieste di incidente probatorio dovrà ora esprimersi il gip Anna Bonsignorio.

L'audizione testimoniale, in particolare, è rivolta ai due figli dell'avvocato e al loro amichetto, che si trovavano in casa, a Imperia, quando Garibizzo è entrato di soppiatto e, armato di coltello, si è rivolto verso uno dei bambini, sul divano, dopo essere stato invitato a uscire di casa dal marito della Pezzetta che chiedeva di incontrare. L'uomo venne disarmato da quest'ultimo con l'aiuto di un amico di famiglia, padre del bambino ospite.

I fatti

Garibizzo aveva con sé una borsa contenente una corda spessa due centimetri con tanto di cappio e nodo scorsoio già preparati.

Per questo gli inquirenti non escludono che fosse sua intenzione uccidere uno o entrambi i figli dell’avvocatessa, per poi suicidarsi. Ma non si esclude neppure che con quella corda, Garibizzo volesse impiccare i bambini o lo stesso avvocato.

Nella borsa, inoltre, sono stati trovati un’altra corda, dello spago per pacchi; e poi, due paia di mutandine, una tuta, un paio di ciabatte e un rasoio da barba, quasi come se presagisse di poter finire in carcere, nel caso in cui il proprio piano criminoso fosse fallito. Il movente: Garibizzo aveva in corso una causa civile con una impresa accusata di aver eseguito male dei lavori di sistemazione di un’autorimessa.

Dato il suo carattere, tuttavia, molti avvocati, si erano rifiutati di assisterlo o avevano dismesso il mandato. Tanto che l’uomo risulta aver denunciato una quarantina di legali. Tra questi c’è anche Pezzetta, con la quale aveva instaurato un rapporto più duraturo, che tuttavia si era interrotto.

La settimana scorsa, la cancellazione della causa dal ruolo. Causa che avrebbe potuto essere riaperta, ma probabilmente Garibizzo non lo sapeva, pensava di averla persa per sempre; pertanto, ha meditato di vendicarsi con l’avvocato.

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Alcuni testimoni affermano di averlo visto aggirarsi nei pressi della villetta di Caramagna del legale, un paio di giorni prima dell’accaduto. I fatti. Garibizzo entra in casa approfittando del cancelletto aperto.

Il marito, infatti, attendeva la visita di un amico che doveva andare a prendere la figlioletta, dopo un pomeriggio trascorso con gli altri bambini. Tutto avviene nel giro di pochi istanti. Garibizzo entra in casa, seguito quasi a ruota dall’amico.

Chiede al marito di parlare con l’avvocato Pezzetta. Lui risponde che non c’è e di andarsene via. Così Garibizzo, senza nulla dire, si dirige verso il divano, tira fuori un coltello da cucina con la punta in fondo, di quelli per tagliare la carne, e si scaraventa sul bambino che è coricato.

A quel punto il padre gli si scaraventa addosso, con l’amico, entrato pochi istanti dopo. Gli grida “Stai fermo o ti ammazzo” e lui risponde “Magari”, ma non replica con alcuna minaccia.

Nel tentativo di disarmarlo, i due uomini afferrano il coltello con le mani e si feriscono. Alla fine, però, lo immobilizzano sedendosi sopra e allertano i carabinieri, che sopraggiungono poco dopo.

Il procuratore capo di Imperia, Alberto Lari, lo interrogherà fino a dopo la mezzanotte, quando sarà decretato il suo arresto. Domani, quando i carabinieri depositeranno tutta la documentazione, il magistrato dovrebbe fissare l’interrogatorio di convalida che dovrebbe tenersi venerdì prossimo.

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