Edoardo Raspelli choc: dal primo sesso in collegio a Bordighera allo stupro di Chiavari

La violenza di gruppo subita a Chiavari e la conoscenza del sesso a Bordighera da bambino raccontate dal noto conduttore di Mela Verde Edoardo Raspelli

Edoardo Raspelli choc: dal primo sesso in collegio a Bordighera allo stupro di Chiavari
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Vittima di uno stupro di gruppo a Chiavari e la prima esperienza a Bordighera. Le rivelazioni choc di Edoardo Raspelli

Edoardo Raspelli: a Bordighera i primi incontri col sesso da bambino

È una rivelazione choccante quella che il noto giornalista, critico gastronomico e conduttore tv (del programma Mela Verde) ha fatto al settimanale Cronaca Vera, al quale ha aperto il libro dei ricordi dell'adolescenza trascorsa in collegio a Bordighera ("dove ho avuto i primi incontri con il sesso da bambino") e in un altro collegio a Chiavari, "dove a 14 anni sono stato aggredito da un gruppo di amici. Sei persone che mi hanno tenuto fermo e mi hanno violentato. Sei ragazzi, sei compagni".

Aggredito a chiavari da 6 compagni a 14 anni

Perché raccontare ora questi drammatici episodi del passato? "Ho raccontato con grande dolore episodi della mia infanzia, della mia adolescenza. Forse perché arrivato a 69 anni ci si comincia a guardare indietro. E allora ho ricordato il primo incontro col sesso da bambino in un collegio di Bordighera, in provincia di Imperia, dov'ero allievo per qualche mese". A Cronaca Vera Raspelli ha raccontato: "Avevo 12 anni e un mio compagno, Massimo mi attirò in bagno con la scusa di mostrarmi i nudi della sorella. Ma poi chiuse la porta, mi fece sdraiare e mi accarezzò fino al piacere e alla vergogna. Voleva che ricambiassi, ma scappai inorridito, sconvolto, incuriosito, travolto".

Due anni dopo "l'episodio più drammatico, meno conoscitivo ma aggressivo in un altro collegio, il Tigullio, a Chiavari in provincia di Genova, dove sono stato aggredito quando avevo 14 anni".

"Era la casa del professor M. - ricorda Raspelli - non una villa ma quasi un castello, nel verde, in cima a un angusto vialetto che saliva verso la collina dal centro della città, con tanto di torretta di avvistamento. Avevano ammonticchiato, in una stanza che sembrava una specie di pozzo, decine di vecchi materassi ancora in buon stato. Noi ragazzini ci buttavamo a turno, giocavamo, ce lo mostravamo a vicenda cercando di decretare il vincitore in lunghezza, in larghezza, in turgore. Un giorno mi assalirono in sei, mentre ero nella mia camera sul letto a riposare. In quattro mi bloccarono, uno mi chiuse la bocca, un altro mi tirò giù i pantaloni. Per la seconda volta provai il piacere e la vergogna".

Esperienze che mi hanno segnato, ma non ne parlai con nessuno

"Queste esperienze mi hanno segnato - sottolinea Raspelli - che pochi anni fa è stato protagonista anche a Sanremo, testimonial di un fortunato evento gastronomico (Il Festival del risotto) al Palafiori di corso Garibaldi - anche se le ho dimenticate. Me le sono ricordate qualche anno dopo. Avevo 16 anni quando con mia madre andai a vedere il famoso film Le amicizie particolari, del libro altrettanto famoso di Roger Peyrefitte e ho rivissuto quegli incontri che ho avuto da bambino, da ragazzino, quelle scoperte traumatiche e davanti a quel film, vedendo quelle immagini tragiche mi sono messo a piangere". La storia narra di due giovani maschi adolescenti, prima amici, poi uniti da un amore tanto puro quanto scabroso in quel collegio gesuita dove il film è ambientato. "Mia madre mi disse, e me lo ricordo ancora adesso dopo 50 anni: se tu fossi come loro preferirei che fossi morto. Io non ero come loro, ma quelle parole le trovai ugualmente terribili. E forse per questo preferii dimenticare tutto".

Anche perché siamo negli anni '60 e il papà Giuseppe "è un fascista convinto, al punto da continuare a indossare la camicia nera per le strade di Milano anche dopo il 25 aprile". Lo stesso la madre Carla "una donna moderna, assai sportiva, che gareggiava in bicicletta primadella guerra e primeggiava nella scherma".  Ora che ha 69 anni "e sta affrontando la vecchiaia" Raspelli sente il bisogno "di tracciare il bilancio della vita".

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