Annegato per salvare il figlio: il toccante racconto del ragazzo

Il ragazzo ha depostostamani, in tribunale di Imperia, sul banco dei testi, davanti al giudice monocratico di Imperia, Laura Russo

Annegato per salvare il figlio: il toccante racconto del ragazzo
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Annegato

“Ero disperato e il bagnino mi ha detto: ‘Come ti è venuto in mente di entrare in acqua?’. Mi ha fatto sentire in colpa per la morte di mio padre. So che una parte della mia famiglia a lungo mi ha portato rancore, ritenendomi responsabile di quanto successo”. E’ visibilmente scosso Alessandro Feola, il figlio di Mauro, l’imprenditore di Imperia che, il 25 luglio del 2015, è annegato, nello specchio acqueo di fronte allo stabilimento “Papeete”, nel tentativo di salvare il giovane, che all’epoca aveva 15 anni, in difficoltà a causa del mare agitato.

Il ragazzo ha deposto

stamani, in tribunale di Imperia, sul banco dei testi, davanti al giudice monocratico Laura Russo, al processo per omicidio colposo in concorso e condotta omissiva, che vede sul banco degli imputati i due ex bagnini dello stabilimento balneare: Aldo De Notaris, 67 anni, e Caterina Pandolfi, 21 anni. “Non pensavo che mio padre fosse morto - ha poi aggiunto Alessandro -. Credevo che avesse perso i sensi ed è possibile che, almeno all’inizio, sia andata davvero così”.

Il giovane accusa

“I bagnini non hanno fatto niente, osservavano e basta. Non ricordo che qualcuno abbia lanciato un salvagente. Non ho sentito segnali di allerta né ho visto la bandiera rossa, quando sono entrato in acqua io e nemmeno quando si sono gettati gli altri. Ricordo solo il bagnino mentre mi diceva che mio padre era annegato”.

L’istruttoria dibattimentale

è proseguita con la deposizione di Nicola V., l’uomo che si era lanciato in mare per recuperare il corpo di Feola. Quindi è stata la volta di Stefano C., un bagnante che ha raccontato: “Mio figlio e Alessandro giocavano sulla battigia”, poi il mare si è ingrossato tutto d’un colpo. Mio figlio, che nonostante l’età era alto e robusto, è riuscito subito a uscire dall’acqua, mentre l’altro ragazzo è stato spinto indietro dalle onde e non riusciva più a tornare a riva. Abbiamo visto Feola che si lanciava in acqua per aiutare il figlio. Una volta raggiunto il ragazzo, ha chiesto aiuto. Il signor Feola è riuscito a spingere il figlio a riva, poi abbiamo visto le onde che crescevano e che lo sommergevano”.

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