Muore dopo 6 mesi di coma: medici nel mirino, per la figlia la diagnosi fu sbagliata

Secondo il direttore generale dell’Asl 1 Imperiese, Marco Damonte Prioli: “Dalla ricostruzione dei fatti, le procedure sono state eseguite correttamente”.

Muore dopo 6 mesi di coma: medici nel mirino, per la figlia la diagnosi fu sbagliata
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La figlia di una donna di 66 anni di Ospedaletti, G.R., morta il 25 giugno scorso, all’ospedale di Imperia, dopo sei mesi di coma, in quanto affetta dalla “sindrome di Moschowitz” - rara forma di anemia, che si manifesta con sintomi anche neurologici, che si accompagnano ad alterazioni fluttuanti dello stato di coscienza, febbre e deficit della funzione renale – si è rivolta ad un avvocato di Sanremo, per fare chiarezza sul decesso, all’origine del quale potrebbe esserci un’errata diagnosi.

Nel mirino, in particolare, ci sarebbero due medici del pronto soccorso di Sanremo, che avrebbero dimesso la donna in maniera troppo frettolosa, per un semplice mal di pancia, anziché disporre ulteriori esami.

E’ il 2 dicembre del 2017, quando la paziente si reca al pronto soccorso. Ha un forte dolore al basso ventre. Entra alle 11.15, momento in cui viene registrata ed esce alle 17.32, con l’invito di seguire una dieta leggera, ricca di fibre, bere due litri di acqua al giorno ed effettuare un clistere. La donna, tuttavia, non migliora. Si sente confusa, sta male e il 6 dicembre, la figlia allerta il 118.

Il medico dispone l’immediato ricovero. Da Bordighera viene spostata a Sanremo (presso il reparto di Medicina Interna), dove entra la sera del 7 dicembre, dopo essere rimasta per ore in pronto soccorso.

Le sue condizioni si aggravano e il personale sanitario decide di trasferirla a Imperia. Dall’analisi dell’esame del sangue, infatti, si nota una “piastrinopenia” (con un livello bassissimo di piastrine), unitamente a una insufficienza renale. Secondo i familiari dell’anziana, i medici del pronto soccorso di Sanremo avrebbero dovuto accorgersi di questi valori al di sotto della soglia limite.

A Imperia, i medici sottopongono la donna a “plasmaferesi” (una sorta di pulizia del plasma), terapia utilizzata nella cura della sindrome. La donna, tuttavia, non si riprende. Anzi poco dopo entra in un coma dal quale non si risveglierà più.

La figlia denuncia anche la mancata trasmissione della cartella clinica all’ospedale di Imperia, dove la sessantaseienne, secondo quanto denunciato dalla figlia, sarebbe arrivata senza un corredo clinico.

Secondo il direttore generale dell’Asl 1 Imperiese, Marco Damonte Prioli: “Dalla ricostruzione dei fatti, le procedure sono state eseguite correttamente”. Al momento c’è anche in corso una procedura risarcitoria, presentata nel marzo scorso, quando la donna era ancora viva ma in coma.

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